Salvatore Quasimodo: la vita

Salvatore Quasimodo: la vita

Salvatore Quasimodo: la vita

Salvatore Quasimodo nacque il 20 agosto 1901 da Gaetano e Clotilde Ragusa a Modica, dove il padre, capostazione, era stato assegnato nella locale stazione: dopo alcuni giorni dalla nascita del poeta la famiglia si  trasferì  nella casa di Roccalumera, dal nonno paterno Vincenzo, che lo aveva recuperato insieme alla madre e al fratello a Modica. Fu battezzato a Roccalumera, nella Chiesa della Madonna Bambina, l’11 settembre 1901.  Il poeta trascorrerà la sua infanzia e giovinezza a Roccalumera.

Salvatore Quasimodo a 3 anni (Roccalumera, 1904)

Nel gennaio del 1909 il padre venne incaricato della riorganizzazione del traffico ferroviario nella stazione di Messina colpita da un disastroso terremoto e successivo maremoto il 28 dicembre 1908: in quel periodo vissero in un carro merci parcheggiato su un binario morto della stazione.

Nel 1916 si iscrisse all’Istituto Tecnico Matematico-Fisico di Palermo per poi trasferirsi a Messina nel 1917 e continuare gli studi presso l’Istituto “A. M. Jaci” di Messina dove conseguì il diploma nel 1919. Durante la permanenza in questa città conobbe il giurista Salvatore Pugliatti ed il futuro sindaco di Firenze Giorgio La Pira, con i quali strinse un’amicizia destinata a durare negli anni e con i quali nel 1917 fondò il «Nuovo Giornale Letterario» una pubblicazione mensile, sul quale pubblicò le sue prime poesie venduta nella locale tabaccheria di uno zio di La Pira che divenne luogo di ritrovo per giovani letterati.

Nel 1919 si trasferì a Roma dove pensava di terminare gli studi di
ingegneria, ma le precarie condizioni economiche lo costringono ad abbandonare gli studi e a trovare un impiego come disegnatore tecnico presso un’impresa edile, e in seguito impiegato presso un grande magazzino. Nel frattemp
o collaborò ad alcuni periodici e iniziò lo studio del greco e del latino con la guida di monsignor Mariano Rampolla del Tindaro, pronipote omonimo del più famoso cardinale Rampolla del Tindaro, Segretario di Stato di Papa Leone XIII. Collaborò ad alcuni periodici e studiò il greco e il latino dedicandosi ai classici, destinati anch’essi a divenire per lui fonte di ispirazione.
Nel 1926 venne assunto dal Ministero dei Lavori Pubblici ed assegnato come geometra al Genio Civile di Reggio Calabria. Qui strinse amicizia con i fratelli Enzo Misefari e Bruno Misefari, entrambi esponenti  (il primo comunista, il secondo anarchico) del
movimento antifascista di Reggio Calabria, che lo invogliarono a ritornare a scrivere. Nello stesso anno sposò Bice Donetti, la donna piacentina che per lui aveva lasciato il lavoro presso un rinomato Caffè di Messina per seguirlo prima a Roma e poi a Reggio Calabria .

Il Poeta durante il suo soggiorno a Imperia.

Risolti i problemi economici poté dedicarsi più assiduamente alla letteratura. Fu invitato a Firenze dallo scrittore Elio Vittorini, che nel 1927 aveva sposato la sorella minore Rosa, che lo introdusse nei locali ambienti letterari permettendogli di conoscere Eugenio Montale, Arturo Loria, Gianna Manzini e Alessandro Bonsanti. Il Bonsanti che in quel tempo dirigeva la rivista Solaria pubblicò nel 1930 tre poesie (Albero, Prima volta, Angeli). Maturò ed affinò così il gusto per lo stile ermetico, cominciando a dare consistenza alla sua prima raccolta Acque e terre, che lo stesso anno pubblicò per le edizioni Solaria.                                                                                           Nel 1931 venne trasferito presso il Genio Civile di Imperia ed in seguito presso quello di Genova. In questa città conobbe Camillo Sbarbaro e le personalità di spicco che gravitavano intorno alla rivista Circoli, con la quale il poeta iniziò una proficua collaborazione pubblicando, nel 1932, per le edizioni della stessa, la sua seconda raccolta Oboe sommerso nella quale sono raccolte tutte le poesie scritte tra il 1930 e il 1932 e dove comincia a delinearsi con maggior chiarezza la sua adesione all’ermetismo.

 Ottenuto il trasferimento a Milano nel 1934, venne però destinato da
un capo-ufficio alla sede di Sondrio. Nel 1938 lasciò il Genio Civile per dedicarsi alla letteratura, iniziò a lavorare per Cesare Zavattini in una impresa di editoria e soprattutto si dedicò alla collaborazione con Letteratura, una rivista vicina all’Ermetismo.

Nel 1938 pubblicò a Milano una raccolta antologica intitolata Poesie, e nel 1939 iniziò la traduzione dei lirici greci. Nel 1941 venne nominato professore di Letteratura italiana presso il Conservatorio di musica “Giuseppe Verdi” di Milano, incarico che mantenne fino alla fine del 1968

Il Poeta al Conservatorio “G. Verdi” (anni ’50)

Nel 1942 entrerà nella collezione Lo specchio della Arnoldo Mondadori Editore l’opera Ed è subito sera, che inglobava anche le Nuove poesie scritte tra il 1936 e il 1942.
Nel 1940, a guerra iniziata e a Patto d’Acciaio consolidato, collaborò con la rivista Primato. Lettere e arti d’Italia dove il ministro Giuseppe Bottai raccolse intellettuali di varia estrazione ed orientamento, anche lontani dal regime. Pur professando chiare idee antifasciste, non partecipò attivamente alla Resistenza.

Nel 1945 si iscrisse al PCI e l’anno seguente pubblicò la nuova raccolta dal titolo Con il piede straniero sopra il cuore — ristampata nel 1947 con il nuovo titolo Giorno dopo giorno —, testimonianza dell’impegno morale e sociale dell’autore che continuerà, in modo sempre più profondo, nelle successive raccolte, composte fra il 1949 e il 1958, come La vita non è sogno, Il falso e il vero verde e La terra impareggiabile, che si pongono, con il loro tono epico, come esempio di limpida poesia civile.

Durante questi anni il poeta continuò a dedicarsi con passione all’opera di traduttore sia di autori classici che moderni, e svolse una continua attività giornalistica per periodici e quotidiani, dando il suo contributo soprattutto con articoli di critica teatrale. Nel 1950 il poeta ottenne il Premio San Babila, nel 1953 condivise il premio Etna-Taormina con il poeta gallese Dylan Thomas, nel 1958 il premio Viareggio.

Salvatore Quasimodo riceve il Premio Nobel. (Stoccolma, 10 dicembre 1959)

Nel 1959 a Salvatore Quasimodo viene assegnato il premio Nobel per la letteratura, che ne consacra la definitiva fama e a cui seguirono le lauree honoris causa dalla Università di Messina nel 1960 e da quella di Oxford nel 1967.

Il poeta trascorse gli ultimi anni di vita compiendo numerosi viaggi in Europa e in America per tenere conferenze e letture pubbliche delle sue liriche che nel frattempo erano state tradotte in diverse lingue. Nel 1965 cura la pubblicazione di Calignarmata, opera di poesia dell’autore Luigi Berti, uscita un anno dopo la morte di quest’ultimo (1964). Del 1966 è la pubblicazione di Dare e avere, sua ultima opera.

Salvatore Quasimodo morì il 14 giugno del 1968 ad Amalfi (anche se il certificato di morte, redatto in ospedale indica Napoli ), colpito da un ictus: le sue spoglie riposano nel Cimitero Monumentale di Milano.

 

Carlo Mastroeni ed il figlio Federico Mastroeni hanno realizzato una pubblicazione che apre una collana sulla figura del Poeta curata dal Parco Letterario Quasimodo